Montag, 26. November 2007

*THINK GLOBAL ACT LOCAL*

Vorschlag für eine Solidaritätsinitiative für die Angeklagten von Genua 2001

Während die erste Phase des G8 Prozesses gegen die 25 Genossen und Genossinnen innerhalb weniger Wochen beendet sein wird, wächst in uns der Wille alles zu tun um die Solidarität durch Kampf und Initiativen zu stärken.

Der Prozess von Genua steht im Kontext mit anderen Prozessen, wie z.B. dem Prozess in Mailand wegen der antifaschistischen Aktion vom 11. März 2006 und in Turin wegen einer anderen Antifademo, weil immer die gleiche Anklage benutzt wird: "Verwüstung und Plünderung." Ein Delikt das mit Haft von 8 bis 15 Jahren bestraft wird.

Das Urteil im mailänder Prozess (6 Jahre Strafe, die durch den abgekürzten Ritus 4 geworden sind) ist das erste Mal, dass dieser Artikel nach politischen Aktionen benutzt wird, und stellt für den Genua Prozess einen gefährlichen Präzedenzfall dar.

Die Solidaritätsdemo vom 17. November, bei der 100.000 Leute auf die Straßen von Genua zurückgekehrt sind, war ein sehr wichtiges Moment, soll aber nur ein erster Schritt in Richtung anderer Solidaritätsinitiativen sein.

Unser Vorschlag ist eine internationale Initiative am 8. Dezember zu organisieren und zu koordinieren: in vielen verschiedenen Städten könnten die Genossinnen und Genossen vor den italienischen Konsulaten und Botschaften, vor Gefängnissen oder Justizpalästen demonstrieren, um ihrer Solidarität mit den Angeklagten von Genua Ausdruck zu verleihen.

Die Proteste gegen den G8-Gipfel haben immer eine internationale Bedeutung und eine
internationale Beteiligung gehabt. Und während die Ordnungskräfte uns allen schon 2001 ganz klar zeigten, dass sie ein autoritäres politisches Projekt realisierten, mit dem tragischen Höhepunkt von Carlo's Tod, drückt sich dieses politische
Projekt heute in der Arbeit des Richteramtes aus. Die 25 Angeklagten sollen als Sündenböcke, für all jene bezahlen, die in Genua anwesend waren. Dies soll eine Mahnung sein, für diejenigen die sich trauen aufzuschreien und zu rebellieren.

Genau das Gegenteil passierte in der Zwischenzeit mit den Prozessen gegen Polizei und Carabinieri, wegen dem Gemetzel in der Diaz Schule oder wegen der Folter in der Bolzaneto Kaserne: niemand wird für diese Verbrechen bezahlen.

Genua 2001 repräsentiert einen qualitativen Anstieg der Repression, der sich später auch in allen Ländern und Städten vergegenwärtigt hat: im Juli 2001 hat die Polizei auf die Demonstrationen geschossen, hat brutal zugeschlagen, hat in den Kasernen gefoltert, während Regierungsmitglieder lächelnd zuschauten.

All dies war der erste Schritt einer Sicherheits- und Repressionspolitik, die in den letzten sechs Jahren unsere Leben verändert und die Bewegungen torpediert hat, mit der Arbeit der Richter und den schwerwiegenden Anklagen und Strafen.

Wir glauben, dass die Solidaritätsinitiative für die 25 Angeklagten einen internationalen Charakter haben könnte. Denn in Genua angeklagt, ist die internationale antikapitalistische und antifaschistische Bewegung, die sich von Seattle bis Rostock gegen die Mächtigen der reichsten Länder der Welt erhoben hat.

In ihren verschiedenen Realitäten hat sich die Repression international in den verschieden autoritären Projekten vergegenwärtigt. Zuletzt während der Mobilisierung gegen den G8-Gipfel in Rostock, mit den massenhaften Festnahmen und den aktuell laufenden Verfahren. Daher unser Vorschlag am gleichen Tag unsere stärkste Solidarität und auch unsere Komplizenschaft mit den 25 Angeklagten zu zeigen.

Niemals frei solange der letzte noch ein Sklave ist!

Libereribelli*
libereribelli@libero.it

-----------------------------------------------------
*THINK GLOBAL ACT LOCAL*

Proposta mobilitazione internazionale di solidarietà con gli imputati
del G8 genovese

Con l'avvicinarsi della sentenza per i 25 compagni e compagne del processo G8 è cresciuto il desiderio di provare a declinare al massimo le forme di solidarietà e lotta.
La vicenda processuale genovese è legata a quelle di Milano e Torino per l'uso del reato di "devastazione e saccheggio" che prevede pene altissime (da otto a quindici anni) applicato alle manifestazioni di dissenso e scontro politico.
La sentenza d'appello per i fatti dell'11 marzo ha visto la creazione del suo primo precedente giudiziario (6 anni scontati a 4 per il rito abbreviato per 15 degli antifascisti imputati) proiettando una minacciosa ombra sull'imminente esito del processo g8.
Sabato 17 novembre rappresenta un appuntamento importante. La speranza è che sia solo un primo passaggio a cui far seguire, in un meccanismo virtuoso, altre iniziative in vista del giorno della sentenza. Il tentativo - che da portare avanti tutti e tutte nella maniera più coordinata possibile - potrebbe essere di indire una giornata, sabato 8 dicembre, di mobilitazione simultanea in numerose città italiane ed estere, con presidi/presenze in luoghi simbolici (palazzi di giustizia/carceri/ambasciate/consolati...).
Il G8 ha avuto un carattere internazionale e, se già nel 2001 la polizia italiana aveva dato prova delle scelte politiche operate nella gestione del dissenso, culminate con l'omicidio di Carlo, oggi la magistratura segue le sue orme con la richiesta di condanna esorbitanti per i manifestanti: veri e propri capi espiatori, che secondo l'ipotesi della Procura dovrebbero " pagare per tutti" con richieste di pena pesantissime, fino a 16 anni di reclusione. Pagare in modo esemplare
affinché sia un'efficace monito rivolto a tutti coloro che, in futuro,
oseranno ribellarsi.
Al contrario, i due processi a carico delle forze dell'ordine, per il massacro poliziesco della Diaz e le torture a Bolzaneto, sono ancora in fase di dibattimento e la sentenza di primo grado non sarà emessa prima del prossimo anno.
Sentenza che, comunque vada, per la quasi totalità dei reati contestati, sarà solo formale, in quanto a breve interverrà la prescrizione a cancellare tutto con un colpo di spugna.
In Italia le giornate del luglio 2001 hanno rappresentato uno spartiacque nella gestione dell'ordine pubblico e del dissenso:la Polizia che spara sui manifestanti, l'omicidio di Carlo Giuliani, i blindati lanciati a folle velocità contro le persone, "la macelleria messicana" alla Diaz, le torture a Bolzaneto, i pestaggi indiscriminati di persone inermi, le devastazioni da parte delle forze dell'ordine
anche di autoambulanze. Tutto questo mentre onorevoli di An, Ascierto e
Fini si trovavano nelle centrali operative delle Forze dell'ordine.
Un passaggio decisivo verso l'avvallamento delle politiche securitarie e della repressione politica che, in questi sei anni, hanno trasformato le nostre città e attaccato i movimenti con l'utilizzo della carcerazione preventiva e di reati come la devastazione e saccheggio o l'associazione sovversiva.
Il potenziale respiro internazionale dell'iniziativa è dato dal fatto che ad essere sotto accusa è l'intero movimento antifascista e anticapitalista che, da Seattle in poi, scende in piazza per contrapporsi ai vertici, ultimo nell'ordine di tempo quello in Germania, il prossimo in Giappone, nel 2009 in Sardegna. La repressione si è dispiegata anche per le mobilitazioni di Rostock, con arresti e processi
attualmente in corso. Ogni situazione, nazionale ed internazionale, potrebbe quindi declinare la propria adesione con riferimento al contesto locale.
L'invito quindi è quello di trovare una data comune di mobilitazioni nei propri territori per esprimere la massima solidarietà e complicità con i 25 compagni alla sbarra.
Mai liberi finchè l'ultimo sarà schiavo!

Libereribelli
libereribelli@libero.it

Keine Kommentare: